Blocca lo Sblocca Italia - 2 (12 agosto 2015)
Queste parole le scrivemmo ad ottobre del 2014, prendendo posizione contro il disastroso decreto Sblocca Italia. Ad un anno di distanza, possiamo dire che avevamo ragione. E’, infatti, stato emanato, il 29 luglio, il decreto attuativo che autorizza la costruzione di 12 nuovi inceneritori, in 10 regioni d’Italia. Inceneritori che Renzi definisce 'strategici' ignorando le indicazioni contrarie dell’Unione Europea e rischiando di farci colpire da nuove sanzioni.
E noi? Oggi siamo in un momento cruciale in Valle d’Aosta. E’ notizia di oggi che Aosta è tra i comuni italiani in cui negli ultimi cinque anni è stato registrato l'aumento maggiore della tariffa sui rifiuti e ciò non dipende dall’effettiva produzione di rifiuti, il conto salato presentato alle famiglie (e alle imprese) dipende dal tasso di inefficienza della gestione.
Nei prossimi mesi verrà approvato il nuovo piano regionale, che segnerà l’agenda futura nella gestione dei rifiuti per la nostra regione. Il Comitato ha studiato attentamente il piano, il quale presenta moltissime criticità: depositeremo, per tale motivo, una memoria molto dettagliata.
A tale proposito lanciamo una sfida a tutte le forze politiche regionali: ribadiscano con noi l’assoluta contrarietà agli inceneritori, non solo in Valle d’Aosta, ma ovunque. Ribadiscano, attraverso il nuovo piano regionale, la necessità di andare verso un modello di sviluppo sostenibile, a Rifiuti Zero, come chiesto dai cittadini Valdostani nel referendum del 18 novembre 2012.
Contrastare lo Sblocca Italia è un impegno che va assunto affinché la bellezza del nostro Paese e la salute dei Suoi cittadini non vengano definitivamente sacrificate sull'altare degli interessi di pochi affaristi dei rifiuti.
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Blocca lo Sblocca Italia (29 ottobre 2014)
Il Comitato Si Può Fare ritiene che il decreto Decreto "Sblocca Italia" varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso rappresenti un attacco senza precedenti all'ambiente.
Lo slogan adottato durante la campagna referendaria dell'autunno 2012 contro la costruzione del pirogassificatore era: "Non bruciamo il nostro futuro". I valdostani lo hanno fatto proprio e sono andati a votare in massa per dare una speranza di futuro ai loro figli. Da allora non abbiamo mai smesso di lottare per avere una gestione dei rifiuti che perseguisse l'interesse pubblico contro quello dei pochi soliti noti.
Il decreto sblocca Italia va esattamente nella direzione opposta, con la scusa di creare posti di lavoro promuove soprattutto attività volte a distruggere risorse e territorio a vantaggio di pochi speculatori. E’ un vero e proprio assalto ambientale, utilizzando le trivelle per la ricerca del petrolio in ambienti delicati come nel mare, fonte di sostentamento per pescatori ed operatori turistici, o nelle colline e montagne dell’entroterra dove l’agricoltura di qualità garantisce prodotti di eccellenza riconosciuti in tutto il mondo e la manutenzione del territorio dai dissesti idrogeologici.
Il Governo Renzi smonta completamente l’impianto di concessioni autostradali, consentendo di fatto ai gestori di modificare i contratti in essere e di rimaneggiarli a piacere. Siamo ben consci di quanto la privatizzazione della nostra autostrada abbia danneggiato le tasche dei valdostani: invece di porre un rimedio, questo decreto peggiorerà ulteriormente la situazione.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono una delle cause principali del cambiamento climatico. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell'economia. Eppure l'industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un'economia diffusa e meno invasiva.
In particolare, nell’articolo 35 del Decreto, la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l'Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70 - 80% di raccolta differenziata, coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell'ambiente pericolosissimi inquinanti, dannosi alla salute e all'ambiente, ma trasformare in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto "ciclo del cemento" continuano ad essere il mantra per questo tipo di "sviluppo" mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale.
Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il "sistema Mose" diventa la regola, con commissari e "general contractor" che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese. Poco importano le decine di arresti per corruzione e dilapidazione del denaro pubblico. Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione, accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agroambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all'agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull'altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi.
Lo slogan adottato durante la campagna referendaria dell'autunno 2012 contro la costruzione del pirogassificatore era: "Non bruciamo il nostro futuro". I valdostani lo hanno fatto proprio e sono andati a votare in massa per dare una speranza di futuro ai loro figli. Da allora non abbiamo mai smesso di lottare per avere una gestione dei rifiuti che perseguisse l'interesse pubblico contro quello dei pochi soliti noti.
Il decreto sblocca Italia va esattamente nella direzione opposta, con la scusa di creare posti di lavoro promuove soprattutto attività volte a distruggere risorse e territorio a vantaggio di pochi speculatori. E’ un vero e proprio assalto ambientale, utilizzando le trivelle per la ricerca del petrolio in ambienti delicati come nel mare, fonte di sostentamento per pescatori ed operatori turistici, o nelle colline e montagne dell’entroterra dove l’agricoltura di qualità garantisce prodotti di eccellenza riconosciuti in tutto il mondo e la manutenzione del territorio dai dissesti idrogeologici.
Il Governo Renzi smonta completamente l’impianto di concessioni autostradali, consentendo di fatto ai gestori di modificare i contratti in essere e di rimaneggiarli a piacere. Siamo ben consci di quanto la privatizzazione della nostra autostrada abbia danneggiato le tasche dei valdostani: invece di porre un rimedio, questo decreto peggiorerà ulteriormente la situazione.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono una delle cause principali del cambiamento climatico. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell'economia. Eppure l'industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un'economia diffusa e meno invasiva.
In particolare, nell’articolo 35 del Decreto, la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l'Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70 - 80% di raccolta differenziata, coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell'ambiente pericolosissimi inquinanti, dannosi alla salute e all'ambiente, ma trasformare in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto "ciclo del cemento" continuano ad essere il mantra per questo tipo di "sviluppo" mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale.
Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il "sistema Mose" diventa la regola, con commissari e "general contractor" che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese. Poco importano le decine di arresti per corruzione e dilapidazione del denaro pubblico. Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione, accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agroambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all'agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull'altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi.
Tra le associzioni iscritte al Comitato Si Può Fare a questa iniziativa aderiscono:
Agrou
Alpe
Arci
Attac
CoCiNus
Dora - Donne in Valle d’Aosta
Espace Populaire
Gas-Arci
ISDE
Legambiente
Libera Valle d'Aosta
Movimento 5 Stelle della Valle d'Aosta
Movimento della decrescita felice
Sindacatoaltracosa-opposizione CGIL
Rifondazione Comunista
Altra VDA
Union Valdotaine Progressiste
Valle Virtuosa
Alpe
Arci
Attac
CoCiNus
Dora - Donne in Valle d’Aosta
Espace Populaire
Gas-Arci
ISDE
Legambiente
Libera Valle d'Aosta
Movimento 5 Stelle della Valle d'Aosta
Movimento della decrescita felice
Sindacatoaltracosa-opposizione CGIL
Rifondazione Comunista
Altra VDA
Union Valdotaine Progressiste
Valle Virtuosa
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